L’effetto pandemia da coronavirus a livello economico ha avuto da subito un impatto importante sui negozi, e poi su ristoranti e bar e adesso anche sugli affitti residenziali. Una contaminazione a catena, non sanitaria, che potrà aggravarsi se la pandemia lascerà come strascico una pesante crisi economica.
Commerciali
«Tra le categorie più a rischio – dice Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia -, ci sono senz’altro ristoranti e bar, soprattutto se non sono riusciti in questo periodo a fare consegne a domicilio. Arrancheranno
anche nella fase di ripartenza perché dovranno attrezzarsi per distanziare le persone».E continua: «come associazione che ha una forte presenza sul territorio riceviamo da un mese circa continue richieste in termini di consulenza giuridica, in particolare da proprietari di locali commerciali, siano essi persone fisiche o piccole società. Chiedono c
ome rispondere alle richieste degli inquilini di sospendere o ridurre il canone per un periodo, ma ricevono anche lettere con indicata una “autoriduzione” del canone». Il consiglio? Dato che non ci sono norme precise meglio mettersi attorno a un tavolo e concordare una misura per salvare il rapporto.
Altre categorie a rischio sono palestre e in generale i locali in cui si svolgono attività legate al benessere, «purtroppo sono a rischio anche cinema e teatri» aggiunge.
Residenziale
Sul fronte privati sono oggi in Italia 4 milioni le famiglie che vivono in affitto, e secondo le stime di Confedilizia-Sunia (quest’ultimo è il sindacato degli inquilini) 200mila vivono oggi una situazione di criticità. Un problema, quello del residenziale, che si è manifestato con scoppio ritardato.
Alla ricerca di un accordo
Dato che il problema ha un impatto considerevole sia sui proprietari sia sugli inquilini oggi si cerca la strada dell’accordo tra le parti. E scremare le richieste serie da quelle dei “furbetti” che cercano, seppur non in difficoltà, di farsi abbassare l’affitto. E questo vale negli affitti residenziali, ma anche nel settore del commercio. «Da subito alcune grandi catene di marchi internazionali hanno provato a percorrere questa strada, anche se non in difficoltà» dice ancora Spaziani Testa.